Formazione Aziendale

Smart working o home working: questo è il problema!


Il mondo del lavoro va ridisegnato. Questi due anni ci hanno fatto comprendere come le dinamiche operative possano, e debbano in alcuni casi, essere trasformate.

Lo smart working è stato al centro del processo di “sopravvivenza” di molte aziende che sono riuscite, facendo lavorare a casa i propri operatori, a gestire almeno in parte le difficoltà causate dalla pandemia.

Ma quello che va messo a fuoco è che quello che abbiamo chiamato smart working, spesso lo era solo apparentemente. Per lo più abbiamo lavorato in home working.

Ma qual è la differenza? Cos’è smart working e cosa non lo è? Quali sono i benefici e quali le barriere?

Ne abbiamo parlato con Ilaria Barlassina, formatrice e docente di Italo Academy per i corsi di “Smart Working e Digital HR” e “Comunicazione efficace”: una carriera come HR in una grande multinazionale francese e una passione per le risorse umane che l’ha portata a diventare consulente di diverse società di formazione.

«Il primo elemento da mettere a fuoco, quando si parla di smart working, è la consapevolezza che siamo di fronte ad un cambiamento culturale e che le competenze su cui dobbiamo attivarci non sono solamente quelle tecnologiche».

Cosa significa progettare e mettere in opera il vero smart working?

«Innanzi tutto, significa riflettere sulle competenze trasversali: gestione del tempo, nuove modalità di comunicazione, definizione degli obiettivi, raggiungimento del risultato, capacità di delega e di monitoraggio. Fondamentale è lavorare sulla fiducia reciproca».

In che modo attraverso il suo corso si può fare chiarezza su questi punti?

«Mi sono data come obiettivo offrire degli spunti di riflessione per capire cosa entra in gioco quando progettiamo un’azione di smart working. Cerco di essere molto interattiva con i corsisti e di tradurre la teoria all’interno delle singole realtà. I partecipanti devono innanzi tutto porsi una serie di domande per definire il loro “qui e ora” aziendale: quali sono le risorse che abbiamo? chi siamo in questo momento? quali sono le nostre potenzialità e quali le barriere? E dopo questa prima analisi: quali sono le azioni da fare per dar vita a un progetto di smart working che dia dei benefici alle persone e all’azienda?».

Se dovesse dare delle parole chiave per sintetizzare proprio le azioni da compiere per l’attivazione di un progetto di smart working, quali sarebbero?

«Responsabilizzazione delle persone, competenze trasversali in termini di comunicazione, sviluppo delle persone, definizione degli obiettivi e adeguamento tecnologico».

A proposito di quest’ultimo punto, quanto è importante la postazione di lavoro di uno smart worker?

«Direi fondamentale. In pandemia ci siamo abituati a vedere persone in soggiorno o in camera con bambini e animali che “scorrazzavano” li intorno, ma non è il modo giusto. Dobbiamo separare attività professionale da vita privata. Vestirsi completamente sempre è la prima cosa; mettersi le scarpe e avere fino in fondo, anche attraversi questi piccoli gesti di attenzione a sé stessi, la consapevolezza che stiamo lavorando.

La postazione poi deve essere corretta per la postura e la cura degli occhi. È fondamentale tenere la giusta distanza dal monitor, la luce ed in generale predisporre tutti i confort per lavorare al meglio.

Va poi sfatata l’idea che lo smart working sia solo al proprio domicilio; si può tranquillamente lavorare in smart working in un co-working vicino a casa».

Il 31 di marzo termineranno i termini del DPCM cosiddetto “smart working facilitato”. Cosa cambierà?

«Verranno modificati i termini di accordo tra dipendente e azienda. Deve avvenire una vera trasformazione perché, come dicevo all’inizio, è un’evoluzione culturale. Gran parte di questa metamorfosi è nelle mani degli HR che potranno essere autori di un vero cambiamento di rotta».

A chi consiglierebbe il suo corso?

«A smart worker che vogliono capirne di più, ad aspiranti smart worker, a HR e a tutti quei titolari di azienda che desiderano trasformare e innovare le proprie modalità operative. A seconda del gruppo che si formerà orienteremo gli approfondimenti e gli esercizi del corso. Sarà un modo per fare insieme un passo avanti verso il lavoro del futuro».