Formazione Aziendale

Investimenti extra bancari

Crowdfunding Equity e Lending: nuovi modi per essere imprenditori e investitori

Che cos’è il crowdfunding e cosa centra con le imprese? Ne abbiamo parlato con Giovanpaolo Arioldi, co-fondatore e general manager di Crowdbase – The fintech investing Hub, e docente dei corsi di Italo Academy dedicati al tema.

Innanzi tutto cos’è il crowdfunding?

È un sistema di raccolta fondi dal basso, dalla folla. Che si tratti di mondo imprenditoriale o di no profit è un sistema che mette in relazione domanda e offerta: un’esigenza finanziaria da un lato, che può essere un progetto industriale oppure un’opera benefica, e un pubblico interessato di potenziali supporter dall’altro.

Si tratta quindi di un sistema di finanziamento popolare?

Il crowdfunding permette a un’impresa, invece di rivolgersi al tradizionale canale bancario, di realizzare una campagna di marketing per promuovere o vendere la propria iniziativa a un pubblico di persone interessate a investire. Si può trattare di un prodotto, di un’idea innovativa, ma anche di un ampliamento o di una ristrutturazione aziendale.

In cambio dell’investimento la società dà all’investitore qualcosa: può essere una parte dell’azienda stessa, il bene che vuole produrre o una percentuale sui profitti.

Esistono tre categorie di crowdfunding: Donation dove in cambio di una donazione in denaro si riceve anche semplicemente un ringraziamento o una stretta di mano; Reward finanziando il progetto si ottiene  il prodotto finanziato, quasi una sorta di prevendita; Business in cambio di un finanziamento si possono avere quote della società o una percentuale di interesse.

Ci può spiegare meglio il modello Business?

In ambito business possiamo distinguere Equity Crowdfunding, quando a seguito di un investimento si diventa soci dell’azienda, e Lending crowdfunding, quando invece, in cambio del denaro prestato, viene riconosciuto un pagamento di interessi, diventando finanziatori di quell’azienda.

Entrambe queste attività devono essere autorizzate.

Il Crowdfunding Equity è vigilato da Consob e la nostra società è iscritta al registro dei gestori di portali per la raccolta di capitali per startup e PMI, con delibera Consob n° 19441 del 11/11/2015.

Il Crowdfunding Lending, invece, ha vissuto fino a oggi in una sorta di area grigia:  per gestire un portale di lending bisogna essere agenti di un Istituto di Pagamento, soggetto questo vigilato da Banca d’Italia. In Italia però non esistono soggetti di questo genere e ci di appoggia al player europeo Lemonway,  che funge da istituto di pagamento, e di cui società come la nostra sono agenti.

La nostra azienda ha anche la registrazione per la gestione di Minibond, private debt crowdfunding, per prestiti obbligazionari per SRL o SPA strutturate, anche questo vigilato da Consob.

Attendiamo che il nuovo regolamento europeo sposti tutte le forme di crowdfunding sotto l’egida di Consob.

Che genere di progetto può venire finanziato con il crowdfunding?

All’inizio si poteva solamente dedicare il modello Equity alle start up; oggi è applicabile a tutte le PMI. La cosa importante è  sempre avere un progetto interessante per gli investitori.

Per diventare finanziatore di un progetto cosa devo fare?

Basta solo avere voglia di investire. Tutte le offerte sono corredate da documentazione, video, informative chiare e semplici. Tutti possono farlo in maniera sicura, a partire da 50 euro per il Lending e da 250 euro per l’Equity: questo secondo la nostra filosofia aziendale.

Più alti sono gli investimenti nei mini bond dove si parla di 5.000/10.000 euro perché sono operazioni più complesse e raffinate.

Voglio aggiungere un altro vantaggio per gli investitori: finanziando le aziende innovative si può ottenere anche una detrazione fiscale che arriva fino al 50% da inserire nella dichiarazione dei redditi, al pari di una spesa medica.

Inoltre è importante ricordare che l’investitore rischia, nella peggiore delle ipotesi, solo la somma che ha investito, guadagnando comunque attraverso il risparmio fiscale.

Un tempo questi strumenti erano solo dei venture capital, delle imprese e dei fondi di investimento, oggi uno può cavarsela anche da solo o sempre meglio appoggiarsi a un consulente?

Dipende dalla complessità del piano di investimento. L’investitore può anche muoversi in autonomia, le nostre informative sono molto chiare, ma certo è che se una persona non ha mai letto un business plan il tutto può diventare complicato. Diverso ovviamente per i minibond per i quali la normativa impone una dotazione patrimoniale di almento 250 mila euro, e una buona conoscenza ed esperienza nel valutare il rischio.

Come si posizionato le imprese italiane in questo mondo?

È un mercato molto attivo, anche se non siamo al livello dei paesi anglosassoni, pur essendo stati i primi in Europa a regolamentarlo.

In Italia però le imprese sono molto più capaci e abituate a rimborsare il debito, piuttosto che ad aumentare il valore attraverso un’operazione di Equity. L’imprenditore italiano è restio ad aprire il capitale, è molto legato al concetto “l’azienda è mia”.

Immagino le siano capitate numerosi Case study interessanti e di successo. Ce ne racconta una?

Mi piace parlare di un nuovo modello che abbiamo ideato con un’azienda di servizi. Dopo la raccolta, infatti, abbiamo  inventato insieme un Crowdlisting, cioè una modalità per quotarsi in borsa senza fare il normale e complesso percorso IPO.

Ci diceva all’inizio dell’intervista che una buona campagna di marketing è alla base di un progetto di crowdfunding. In che senso?

Partiamo dal presupposto che prima di tutto un’azienda chiede denaro al mercato, in un certo qual modo si mette in vendita. È quindi fondamentale che si faccia conoscere e che soprattutto comprenda se al mercato piacciono lei e la sua iniziativa.

Il mercato ha bisogno della mia azienda e della mia idea? Come restituirò un valore economico e sociale?

Non sempre se un’azienda che raccoglie tanto ottiene un ottimo risultato, quello dipende dal management e dal team e dalla capacità operativa reale dello stesso.

Qual è la percentuale di successo delle operazioni di crowdfunding?

Dipende dal  portale a cui ci si affida. Noi abbiamo l’85% di casi positivi. Il segreto è nell’accurata attività di selezione. Al mio team dico sempre di farsi una domanda prima di scegliere un progetto: “Investirei personalmente in questa azienda?”.